Le città guidano la transizione verso una nuova economia verde

La prospettiva di un semplice ritorno al business as usual, cioè alla logica che ci ha accompagnato fino a ieri, va rifiutata a tutti i costi. La pandemia è per molti versi anche un fenomeno urbano, radicato nella distruzione dell'ambiente e nel rapporto tra umanità e natura. Le città devono prendere atto del proprio peso negli equilibri del Pianeta e delle responsabilità che ne derivano. Quarant'anni fa, le aree urbane ospitavano 1,7 miliardi di persone, il 39% della popolazione mondiale. Nel 2014 la soglia del 50% era già stata superata. Le più recenti proiezioni delle Nazioni Unite dipingono un 2050 in cui vivranno nelle città 2,5 miliardi di persone in più rispetto ad oggi, il 68% della popolazione mondiale. Già tra un decennio avremo 43 megalopoli con oltre 10 milioni di abitanti, anche se dobbiamo aspettarci tassi di crescita più frenetici da tutti quegli agglomerati che oggi contano meno di un milione di abitanti sparsi tra Asia e Africa. Le città generano l'80% del prodotto interno lordo (Pil) - ribadisce la Banca mondiale - ma anche il 70% delle emissioni di gas serra, responsabili del riscaldamento globale, oltre a consumare due terzi dell'energia.

Poiché oltre il 42% della popolazione mondiale ha meno di 25 anni, lo sviluppo sostenibile deve concentrarsi principalmente sui giovani. Questa generazione deve essere in grado di pianificare e sostenere i maggiori impatti della crisi climatica e del degrado ambientale. Mentre i giovani non hanno avuto voce in capitolo su come l'umanità tratta e ha trattato la natura in passato, ora devono avere voce in capitolo.

Gli scienziati ci ripetono ancora e ancora che la salute umana è legata a quella del Pianeta. Ed è ora chiaro che la vera crescita è una crescita inclusiva, che pensa a lungo termine e cerca di equilibrare gli squilibri all'interno della società.

A dicembre 2019 l'Unione Europea ha annunciato il green deal, il piano da 1 trilione di euro per azzerare il proprio impatto climatico entro il 2050, stabilendo un record storico. Poche settimane dopo è iniziata una crisi economica mondiale che, secondo il Fondo Monetario Internazionale, è la peggiore della storia dal 1929. Ma questo percorso è andato avanti e si riflette nella nuova strategia per la biodiversità, che mira a riportare la natura in nostre vite e nella strategia "dal produttore al consumatore" che mira a trasformare il sistema alimentare dell'UE. "Con una ripresa verde usciremo dalla crisi del coronavirus più forti e più sani". (fonte: lifegate.it)

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