"Siamo in uno stato di emergenza planetaria", hanno scritto mercoledì i 65 leader, tra cui la cancelliera tedesca Angela Merkel e il primo ministro del Bangladesh Sheikh Hasina, prima di un vertice delle Nazioni Unite sulla biodiversità. "Ci impegniamo non solo con le parole, ma con azioni significative e responsabilità reciproca".
Gli impegni, che giungono due giorni prima del vertice delle Nazioni Unite sulla biodiversità a New York, includono l'eliminazione delle perdite di plastica negli oceani entro il 2050 e l'incentivazione delle banche e delle imprese a valorizzare il mondo naturale. I leader identificano la produzione e il consumo non sostenibili come un fattore chiave delle crisi ambientali che "richiedono un'azione globale urgente e immediata".
Ma gli uomini forti che guidano alcuni dei maggiori inquinatori del mondo – Stati Uniti, Cina, India, Russia e Brasile – non sono tra i firmatari.
L'umanità non era riuscita a raggiungere pienamente nessuno dei 20 obiettivi globali di biodiversità fissati dalle Nazioni Unite dieci anni fa. Solo sei di loro erano stati "in parte raggiunti", afferma il rapporto. Per un obiettivo, sulla protezione delle barriere coralline, si è scoperto che il mondo si muoveva nella direzione opposta.
I dati dei singoli governi mostrano che un terzo degli obiettivi nazionali in materia di biodiversità, fissati dagli stessi paesi, sono sulla buona strada per essere raggiunti o superati. Ma questi sono meno ambiziosi degli obiettivi delle Nazioni Unite e meno di un quarto corrisponde bene agli obiettivi globali di proteggere la natura.
L'inquinamento da plastica e pesticidi non è stato portato a livelli di sicurezza. I governi continuano a sovvenzionare le imprese che danneggiano gli ecosistemi. Le barriere coralline, che stanno morendo in tutto il mondo, sono colpite dalla triplice minaccia dell'azione umana: cambiamento climatico, inquinamento e pesca eccessiva. Alcuni di questi driver stanno peggiorando.
E anche dove c'è progresso, raramente è abbastanza. La deforestazione avrebbe dovuto essere fermata ormai, ma è stata ridotta solo di un terzo, con l'Asia e l'Europa che guadagnano foreste mentre l'Africa e il Sud America le perdono a un ritmo più veloce.
Quasi 100 paesi hanno incorporato i valori della biodiversità nei sistemi contabili nazionali. Negli ultimi 20 anni, il mondo ha aumentato la quota di aree protette dal 10% al 15% a terra e dal 3% al 7% in acqua. Ogni livello della società, dagli individui e dalle comunità locali alle imprese e ai governi nazionali, dovrebbe tenere conto della biodiversità nelle proprie decisioni economiche.
Come il cambiamento climatico, il collasso ecologico sta avvenendo a una velocità vertiginosa. Un rapporto del 2019 dell'IPBES, il gruppo di esperti di biodiversità delle Nazioni Unite, ha rilevato che gli esseri umani stanno alterando il mondo naturale a un "ritmo senza precedenti" e minacciando l'estinzione di 1 milione di specie animali e vegetali.
Gli scienziati affermano che questi problemi richiedono cambiamenti sistemici, ma le azioni individuali possono aiutare. L'agricoltura è uno dei maggiori fattori di perdita di biodiversità e di emissioni di gas serra. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature questo mese ha rilevato che più di due terzi delle future perdite di biodiversità potrebbero essere evitate conservando e ripristinando la terra, riducendo gli sprechi alimentari e passando a diete più a base vegetale.
Se non agiamo più velocemente, la biodiversità continuerà a cedere sotto il peso dello sfruttamento eccessivo, dei cambiamenti climatici, dell'inquinamento, delle specie esotiche invasive e dei cambiamenti della terra e del mare. Ciò danneggerà ulteriormente la salute umana, le economie e le società, con effetti particolarmente dannosi sulle popolazioni indigene e sulle comunità locali. (fonte: ecowatch.com)
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