Ogni anno i cittadini dell'UE generano 26 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica: il 39% finisce nell'inceneritore, il 31% nelle discariche e solo il 30% viene raccolto per il riciclaggio. Una percentuale ancora molto bassa che, peraltro, varia notevolmente da Paese a Paese: se la Lettonia riesce a riciclare oltre l'80% degli imballaggi, la vicina Estonia non arriva nemmeno al 30%, come Francia e Finlandia. Quando non ci sono infrastrutture di riciclo, l'unica soluzione è spedire i rifiuti all'estero: in Europa succede nel 50% dei casi. È improbabile che l'UE sia in grado di riciclare il 50% degli imballaggi di plastica entro il 2025 e il 55% entro il 2030, come previsto nella strategia 2018 della Commissione.
Tra le varie tipologie di imballaggio, paradossalmente, gli imballaggi in plastica - come bottiglie d'acqua o vasetti di yogurt - hanno il tasso di riciclo più basso, poco più del 40 per cento. Un tasso di riciclaggio così basso è un fallimento economico, perché il 95 per cento del valore dei materiali di imballaggio evapora dopo il primo ciclo di utilizzo, e un fallimento ambientale, perché la produzione e l'incenerimento della plastica emette enormi quantità di CO2 (si tratta di circa 400 milioni tonnellate all'anno, a livello globale). Insomma, il riciclo è la chiusura ideale del cerchio, ma non può e non deve essere il pretesto per sottrarci alla nostra responsabilità di ridurre drasticamente la quantità di rifiuti che produciamo. (fonte: lifegate.it)
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